COME E QUANDO

L’INIZIO DELLA MISSIONE DI BORODOL NELLE PAGINE DEI DIARI DEI MISSIONARI GESUITI

Il 25 maggio del 1987 celebrammo il 50° di fondazione della missione di Borodol. Prima di rivivere quell’evento attraverso le mie lettere, a questo punto del percorso molti si chiederanno o mi chiederanno: Come e quando nacque la missione di Borodol? Per rispondere a queste domande ho pensato di tradurre dall’inglese alcune pagine dei diari dei Missionari Gesuiti, fondatori della missione di Borodol.

Questi diari sono sempre stati e lo sono ancora una passione per me. Li ho letti e riletti e ne ho tratto ispirazione. I diari sono stati finalmente pubblicati in una splendida edizione, curata anch’essa appassionatamente da P. Sergio Targa sx, che vi ha posto una introduzione che è all’altezza dei diari e merita di essere studiata attentamente da chi è addetto ai lavori.

Il volume, che porta il titolo “SATKHIRA ( The Diaries of the Jesuit Fathers: 1918-1947)”, fu pubblicato nel 2013 dal nostro Centro di Studi Asiatici (Asian Study Centre). Nei diari si parla snche dei primi approcci avuti dai Gesuiti con i Muci di Borodol. Il primo di essi risale al 1921. Ce ne furono altri. Ma ad ogni incontro succedeva che alcuni volevano diventare cristiani, altri no. I padri se ne tornavano da dove erano venuti, dicendo: quando sarete tutti d’accordo, noi vi accoglieremo. E l’occasione venne come viene narrato nelle pagine, che vi presenterò tradotte dall’inglese. Protagonista e narratore di queste pagine è P. Christian De Moor SJ, incaricato all’epoca della missione di Satkhira. Insieme a lui compare anche P. Andrè Dontaine SJ, che qualche mese dopo gli succederà nella direzione della missione.

Come potete vedere, anche la storia cristiana di Borodol incomincia con un atto di liberazione, come quella degli Ebrei, dal faraone di turno. Vi sarete resi conto dal percorso fatto col la lettura delle lettere che, 50 anni dopo, la liberazione di Borodol era ancora ad uno stadio iniziale. Ma, leggendo e analizzando la storia degli altri, conviene anche confrontarsi un po’ anche con la propria storia personale ed epocale.

Chuknagar, 05.06.2020

p. Antonio Germano Das sx.

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DALLE PAGINE DEI DIARI DEI MISSIONARI GESUITI

1937

In aprile una delegazione di Muci è venuta da Borodol, a sud est di Satkhira, dicendo che tutta la Muci para vuole diventare cristiana. Essi sono oppressi dal loro zemindar (proprietario terriero,ndr) e dalla polizia. Lo zemindar, un maomettano, vuole cacciarli via dal villaggiio e vendere la loro para ad un prezzo molto alto per farne una estensione del bazar. Due Muci si trovano in prigione per un assalto a mano armata. Lo zemindar si è recato da uno di loro per farsi dare i nomi di alcuni di Borodol, che gli danno fastidio. Come risultato, una diecina di essi vengono arrestati e portati in carcere a Satkhira, dove vengono sottoposti a torture per estorcere false confessioni. La polizia è in stretto legame con lo zemindar e la gente della para è continuamente soggetta a soprusi e vessazioni. Essi chiedono la nostra protezione.

Ho consultato le autorità, che sono ansiose di dare a questa nuova missione un’altra opportunità. A Mons. Perier (arcivescovo di Calcutta, ndr) piacerebbe connetterla alla vecchia missione di Satkhira. Sembra si nutra la speranza che tutti i Muci della zona siano disposti a venire (diventare cristiani, ndr).

Martedì, 24 maggio, con P. Dontaine e Simon (catechista,ndr) lasciamo Calcutta sul treno postale Barisal. Avevamo in programma di prendere una barca a Jingergacha per Kordeh, dove sistemare un pezzo di terreno della missione, fare un giro nella vecchia missione di Satkhira e da lì puntare su Borodol. Ma il treno era appena partito da Calcutta che uno di quei violenti temporali carico di pioggia fa andare sott’acqua l’intera regione. P. Dontaine pensa che in quelle condizioni non sarebbe stato possibile raggiungere la missione e così ci dirigiamo verso Khulna. Passiamo la notte nella casa dei Padri Italiani (Salesiani,ndr). Il mattino successivo (25 maggio,ndr) prendiamo lo steamer (piroscafo,ndr) per Borodol. Partiamo alle 5.45 del mattino e arriviamo alle 4.30 del pomeriggio a Borodol.

I Muci si radunano speranzosi e ci portano in una capanna preparata per noi. La capanna è aperta davanti: è come se fosse un palco sul quale per due giorni diamo spettacolo in conspectu populi (alla presenza del popolo,ndr). Non siamo lasciati soli neppure un istante. Personalmente ho trascorso una notte orribile a motivo del caldo e delle zanzare. La gente non fa altro che parlare dei loro problemi; nelle loro teste non c’è posto per altro. Quello che essi vogliono è che i loro uomini arrestati vengano rilasciati subito. Noi promettiamo di fare il nostro meglio. Sono terrorizzati e vogliono che rimaniamo lì con loro per un mese. A stento riusciamo a convincerli di lasciarci partire. Fanno resistenza passiva col non prestarsi a preparare lo loro barca.

Giovedì, alle 10.30 del mattino, partiamo con la loro dinghi (barca a remi,ndr) alla volta di Satkhira, dove arriviamo verso le 5.30 del pomeriggio. Ci sistemiamo nel dak-bungalow (edificio governativo dell’India britannica,ndr) e facciamo visita a Sottyo Babu, il muktar (avvocato,ndr), che, nel passato, spesso ha avuto in mano i casi della missione. Si presta a sbrigare il caso di Borodol al costo di circa 200 rupie. Il mattino seguente partiamo alla volta di Calcutta in macchina e bus via Itendaghat. Arriviamo a Calcutta verso le 12.30. Mercoledì e giovedì celebriamo messa nella capanna.

Con l’approvazione dell’arcivescovo iniziamo i lavori. Prendo come catechista Raphael Mondol di Bosonti (nome della missione,ndr). E’ un badmas (un cattivo soggetto,ndr), ma è difficile trovare qualcuno capace di stare con quella gente di basso livello e abituata a cibarsi di carogne. Il 7 giugno si reca a Borodol. Vi rimane 3 giorni e il giorno 11 con 3 Muci va a Satkhira, dove incontra P. Dontaine. Compiliamo una richiesta per il rilascio dei carcerati, ma viene rifiutata. Decidiamo di sottoporla a Khulna. Dobbiamo cercare di avere in mano copia delle confessioni estorte con forza dai carcerati. Domenica Raphael ci comunica che dagli 80 ai 100 ragazzi frequentano la scuola, ma vuole un aumento del salario: 30 invece che 25 rupie e altre 10 per ogni volta che va a casa, vuol dire ogni due mesi. E’ andato a Bosonti per affari. Gli ho detto che non gli avrei aumentato il salario e, se non era contento, poteva rimanere a casa. Lui pensa di essere indispensabile e imporsi con le sue domande, ma si sbaglia. Il 15 giugno licenzio Mondol (Raphael,ndr). Vuole 30 rupie al mese, in più una vacanza settimanale per andare a casa. Che stia pure a casa!

P. Dontaine mi manda un uomo da Dacca: Joseph D’Rozario. Lo terrò finché non avrò qualcuno migliore. Egli ha solo l’esperienza di impiegato. Gli dò 25 rupie. P. Dontaine cerca di mettere in libertà i detenuti. Si reca a più riprese a Satkhira e Khulna insieme a Simon. Per parte mia, parto  ( ovviamente da Calcutta,ndr) alla volta di Khulna in mattinata e arrivo a Borodol alle 4 del pomeriggio. 30 fra ragazzi e ragazze sono a scuola e molti di loro sanno le preghiere. Dopo 3 settimane sembrano essere meno selvaggi. Ma la gente non ha ancora riparato il locale che doveva servire come scuola. Si sono rifiutati di farlo. Vogliono che facciamo tutto noi. Ci vorranno 100 rupie per riparare il tetto. Nel frattempo le lezioni si tengono nella piccola casa del maestro. Sotto l’altro tetto ne potremo sistemare un centinaio.

Gli uomini in carcere sono rilasciati su cauzione. Sono molto preoccupati per via del daroga (ispettore di polizia,ndr), che li convoca continuamente e li minaccia. D’altro canto gli Hindu, così essi dicono, sono pronti a sganciare 2000 rupie, se rimangono dove si trovano (Hindu-Muci,ndr). Anche i Maomettani cercano di catturarli dalla loro parte e diffondono false notizie nei nostri confronti (noi missionari,ndr). Lo zemindar della para cerca di tormentarli quanto più può. Un giorno strappò le medaglie dal collo dei bambini e le buttò nel fiume.

In breve, l’attitudine della gente sembra essere quella dell’attesa: essi andranno dove riceveranno aiuto e protezione. L’elemento religioso per il momento non suscita in loro nessun interesse. Il giorno 15, quando ero sul punto di partire, venne una delegazione da Kargachah chiedendomi di andare da loro, perché erano oltremodo oppressi dai Maomettani. Questa volta mi rifiutai di andare. Ho innanzitutto bisogno di altre informazioni. Partimmo in barca alle 7.30 alla volta di Hasnabad: 12 ore in barca. Michael si buscò la febbre. Raggiungemmo Calcutta il giorno 16 alle 2 del pomeriggio.

Chuknagar, 05.06.2020. Traduttore:

p. Antonio Germano Das sx.

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